Shou Dao
手
Non è cosa semplice definire lo Shou Dao.
Non è un’arte marziale, non è una filosofia, non è una disciplina mistica, non è una scuola, non è uno stile, non è un un clan.
Non solo non è facilmente descrivibile, ma non esistono precise coordinate storiche per le origini dello Shou Dao: quel che è riportato dagli unici libri scritti in proposito (in russo) è che risale ai tempi in cui le tribù degli Arii arrivarono nella valle dell’Indo-Saraswati, descrivendo una migrazione del tutto simile a quella proposta dalla teoria kurganica*. Dal subcontinente indiano e dalla valle indosaraswatica si sono poi introdotti in Cina contaminando attraverso i millenni molto della cultura esoterica ed exoterica. Le arti marziali sono solo un aspetto dello Shou Dao, che tra le altre pratiche comprende l’arte (generalmente la musica), la medicina, l’alchimia (lo studio degli elementi), la mistica (la ricerca di stati di coscienza superiori), la filosofia, la ricerca dell’immortalità.
Partiamo con una semplice spiegazione del nome Shou Dao: l’ideogramma 手, che di norma vuol dire “mano” con l’accezione di “pugno”, tramite una pronuncia in codice dà al simbolo il senso di “tranquillità” con l’accezione di “equanimità”. Per cui il senso di Shou Dao sfuma a seconda della pronuncia, con un voluto doppio senso, integrando in sé il senso di “Via del Pugno” (quindi “arte marziale”) e di “Via dell’Equanimità”** (quindi “arte mistica”).
* Le date di questo evento sono materia di dibattito. Si parla di almeno cinque-sei millenni avanti Cristo.
** L’Equanimità, in Cina (Shou) come in India (Samata), non è un mero stato d’animo ma un vero e proprio stato di coscienza indispensabile al guerriero e al ricercatore interiore per raggiungere la Pace (安心; शान्ती). L’Equanimità è l’evoluzione dell’Equilibrio, come la Pace interiore è l’evoluzione dell’Equanimità; essa è il segno del superamento dell’ego, ed è considerato uno stato dal “carattere divino”, la “condizione di un agire sicuro”, “oltre le dualità”, “un’invariabile beatitudine”. La Pace interiore realizzabile tramite l’Equanimità, è a sua volta la base minima per la discesa e l’emersione delle più profonde Forze superiori ed interiori.
“Shou Dao, un diverso approccio alle arti marziali”
Girando il mondo troverete pochissime persone che conoscono lo Shou Dao e ancora meno saranno quelle disposte a parlarne e divulgarlo, tanto che in Italia ci sono soltanto due scuole in cui viene praticato. L’affascinante mondo dello Shou Dao, che per secoli ha vissuto nell’ombra, sembra dimostrarsi adesso propenso alla diffusione del proprio metodo. Proviamo a scoprire qualcosa di più.
Lo Shou Dao non è una vera e propria arte marziale come viene solitamente inteso: talvolta i suoi tratti esoterici e quelli filosofici sembrano presentarcela più come un sistema di sviluppo dell’essere particolarmente attento alla segretezza. Gli unici testi non secretati da codici iniziatici sono dei libri russi che raccontano la storia degli «Shou».
Questa disciplina sarebbe stata introdotta in Cina, culla nella quale si è sviluppata per secoli, da un popolo indoeuropeo non precisato che parrebbe collegato alla cultura Kurgan.
Dopo un periodo di prosperità, gli Shou vennero perseguitati sia in Cina che in India, e per questo iniziarono a nascondersi e ad usare codici segreti per tramandare la conoscenza e l’arte.
“Significato dello Shou Dao”
Shou Dao è un espressione che in mandarino può cambiare significato a seconda della pronuncia: in un modo vuol dire “via del pugno”, ovvero arte marziale, in un altro, quello esoterico, significa “via della tranquillità“, ovvero arte mistica.
Le arti marziali sono infatti solo un aspetto della mistica Shou, per sviluppare la quale è necessario padroneggiare anche le discipline artistiche (generalmente la musica), la medicina, l’alchimia esoterica. Attraverso questi codici di pronuncia e di gesti, gli Shou potevano riconoscersi tra loro evitando di venire perseguitati.
“Filosofia dello Shou Dao”
La disciplina indoariana si fuse, nella culla cinese, assieme alla filosofia taosita e all’alchimia esoterica cinese, sviluppando un sistema al contempo mistico e marziale.
L’alchimia è fondamentale per la conoscenza, il dominio e lo sviluppo delle energie interiori, per la trasformazione degli elementi e per l’accensione di un certo fuoco nel centro energetico chiamato “Dan Tien”.
Con lo sviluppo di queste energie sottili pian piano si riduce l’utilizzo della forza muscolare ed è per questo che esiste l’archetipo del classico imbattibile vecchio maestro cinese: nelle arti marziali “muscolari” l’efficacia è sempre legata alla buona forma fisica, ma quando si invecchia o ci si infortuna o si smette di allenarsi, molta dell’efficacia va perduta; quando invece si utilizzano le energie sottili, esse non scompaiono mai più.
L’apporto del taoismo è appunto l’equanimità tipica di chi rinuncia alla forza e non vede più avversari, persino il combattimento non è più un combattimento: c’è solo l’universo in movimento e vittoria o sconfitta e vita e morte sono solo un superficiale gioco di opposti.
Questa condizione interiore aiuta il corpo a non difendersi e a non contrarsi, elementi indispensabili all’utilizzo delle potenti energie interiori sviluppate coi processi alchemici.
“Applicazioni dello Shou Dao”
Ogni praticante di Shou Dao sviluppa le proprie caratteristiche innate e genera uno stile proprio, tanto che è quasi impossibile riconoscere gli allievi di un maestro tanto combattono in modo differente tra loro; infatti i principi interiori dello Shou Dao possono essere applicati con le tecniche di qualsiasi arte marziale.
Essendosi sviluppato soprattutto in Cina, lo Shou Dao ha utilizzato molti esercizi del Taijiquan (rivedendoli secondo i propri principi), soprattutto l’esercizio conosciuto come “Tui Shou” (mani che spingono), che generalmente è alla base della pratica.
Ma nello Shou Dao sono incorporati anche esercizi presi dallo Shaolin, dal Baguazhang, di Xingyi, di Shuai Jiao, ecc. Pertanto è molto difficile riconoscere il praticante Shou da un non praticante.
In Italia lo Shou Dao è stato importato dal Maestro Amirkhanov (proveniente dall’Armenia),che iniziò a praticare quest’arte per guarire da un terribile incidente alla colonna vertebrale.
L’unico allievo italiano di Shou Dao che ha ottenuto il permesso di insegnare quest’arte è il Maestro Francesco Collesano, che dopo 20 anni di approfondimenti, ricerche e studi sul Kung Fu Shou Dao, ha creato il Kung Fu Shou Wu, proprio sulla base delle idee e dei principi che stanno alla base dello Shou Dao. I vecchi Maestri Shou, infatti, dicevano che nel tempo ogni serio praticante dovrà trovare il suo personale stile.
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