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Strategie

Esistono molti stili di combattimento, ed ognuno ha un proprio “perché”, dei vantaggi e degli svantaggi peculiari. Ogni atleta tende a sviluppare un proprio modo di combattere a seconda delle caratteristiche fisiche, delle arti marziali di provenienza, e delle tecniche che ritiene più affidabili; tuttavia le strategie di combattimento possono essere raggruppate in cinque grandi tipologie generali: out-fighter, stilista, brawler, in-fighter e incontrista.

Out-fighter: Il “colpitore da fuori” è generalmente un combattente che punta più su combinazioni veloci che sulla potenza. Cerca di mantenere sempre la distanza di sicurezza, usando sprawl, gioco di gambe, dentro-fuori, colpi in allungo. Difficilmente cerca in modo diretto il KO e di norma fa un continuo lavoro di sfiancamento e di controllo del match, evitando sempre gli scambi ravvicinati e basandosi più su schivate e deviazioni che su bloccaggi e parate. Mobilità continua, velocità, agilità, fiato, imprevedibilità, sono le caratteristiche di questo combattente.

Stilista: lo stilista può somigliare in alcune caratteristiche all’out-fighter, ma a differenza di questo non evita sistematicamente gli scambi ravvicinati. Il suo bagaglio è più completo e varia i colpi in allungo con scambi a corta distanza. Lavora per sfiancare l’avversario ma cerca anche il colpo del KO, generalmente con combinazioni ben assestate. È meno mobile e agile del primo, ma più completo.

Brawler: Il “picchiatore” cerca sempre e solo il KO di potenza. Per esprimere il massimo della forza assume assetti e posizioni di stabilità massima, fattore che lo priva di velocità, agilità e variabilità. Per compensare questi difetti il brawler deve essere un buon incassatore, esperto di bloccaggi e parate. Si basa su colpi singoli di massima potenza affiancati da qualche colpo di disturbo. Invece di sviluppare l’attacco in una combinazione, dopo il colpo generalmente cerca il clinch o l’atterramento.

In-fighter: Un “aggressore” è il tipico combattente che incalza senza pause, cercando sempre di chiudere la distanza con raffiche continue. A suo agio nel contatto diretto, sfrutta le schivate per avvicinarsi e disinnescare l’avversario pressandolo all’angolo, dove tenta di finirlo con colpi ravvicinati o portandolo a terra. Per lui non esiste fase di studio, e quindi fiato, resistenza fisica e forza sono le sue armi migliori. Deve saper anche incassare ed avere una mascella solida, perché basandosi molto sulle schivate rischia di riceve pugni d’incontro.

Incontrista: L’incontrista è un combattente molto tecnico, attentissimo al tempismo e alle distanze. Si muove con tutto il corpo, aspettando l’attimo giusto per schivare l’attacco avversario e colpire in mondo preciso. Pur non cercando d’esprimere la massima potenza come un brawler, il risultato di un attacco d’incontro può essere devastante perché le forze dei due attacchi contemporanei si sommano. Concentrazione, reattività, uso delle finte e degli spostamenti sono le sue armi più preziose.

Per avere più possibilità di vittoria è bene allenarsi in più strategie possibili, in modo da essere dinamici e imprevedibili e per evitare che l’avversario di turno possa facilmente prenderci le misure. Se un combattente fa affidamento solo sulla forza, avrà problemi se incontra un avversario più forte di lui; o se magari sa solo incalzare a testa bassa, rischierà grosso contro un picchiatore che sta fermo al centro del ring cercando di sfogare i propri pugni da KO. Uno che si basa solo sulla forza bruta, avrà grossi problemi contro un out-fighter agile e sfuggente, mentre quest’ultimo avrà vita difficile contro un in-fighter abituato a chiudere le distanze contro avversari agili. Questo perché non esiste uno stile invincibile o nettamente più forte degli altri. Un vero combattente deve sviluppare tutti gli aspetti del combattimento e un vero allenatore, un vero maestro, non tende ad omologare i propri allievi secondo un solo stile (di norma, quello con cui si è trovato bene lui…) ma, come un sarto o uno scultore, prepara su misura lo stile adatto ad ogni singolo allievo a seconda delle sue caratteristiche fisiche, psicologiche ed emotive, e a seconda delle sue naturali doti, tendenze, predisposizioni. Magari dirà ad un allievo di avanzare con colpi potenti, ad un altro di retrocedere e cercare prese alle gambe; ad uno dirà di tenere più peso sulla gamba anteriore, di tenere la testa bassa ed entrambe le mani vicine alla faccia, mentre all’altro insegnerà a tenere più peso sulla gamba posteriore, tenendo la testa arretrata e una mano avanzata per intercettare gli attacchi. Il maestro non impone dei codici indiscutibili ma è l’amico che aiuta l’allievo a tirare fuori e perfezionare la propria unicità, insegnandogli ad essere il maestro di se stesso.

Giacomo Colomba